Insegnare a leggere dalla scuola primaria

di Silvia Contangelo

Esami agli sgoccioli. Ultimo Collegio Docenti. Si chiudono le scuole, gli insegnanti, più o meno accaldati e stazzonati, appaiono poco lucidi e quindi, prima di entrare nel mood vacanziero, si abbandonano a un po’ di polemica sui social. Perché no, perché non intavolare una bella e animata discussione sui giovani e la lettura. Ohhh! Partiamo dall’articolo/commento/post/intervento dell’esperto di turno. Sociologo, pedagogo, psicologo, neuropsichiatra, scrittore, vale tutto. E via. La zuffa è dietro l’angolo e basta una Tamaro qualunque che mette in discussione un testo sacro e si parte per esternazioni che occupano le pagine social per giorni e settimane. 

Il problema della disaffezione alla lettura è annoso e complesso. Trent’anni fa i social non esistevano ed era tutta colpa della tv e degli antenati delle fiction, che distoglievano i teneri virgulti dalla sana lettura. Infatti, anche allora, incredibile, i ragazzi non leggevano. Vado più indietro (per dire quanto è “antico” il tema!). Da bambina, ricordo distintamente le prediche dei miei genitori, nei primissimi anni delle elementari, perché non andavo oltre la lettura di Topolino, di cui ero grande appassionata. La spinta alla lettura, oltre gli amati fumetti, l’ho avuta a scuola, dalla mia maestra, con la prima bibliotechina di classe. L’emozione di portare a casa un libro della scuola, da tenere con cura, leggere senza piegare e maltrattare le pagine e poi riportare, la responsabilità del “prestito”, facevano subito sentire grandi. Dopo, ricordo che i rimproveri diventarono inversi: dovevano togliermi i libri dalle mani! Pretendevo di leggere ovunque, rischiando di apparire talmente assorta, da estraniarmi dal contesto familiare e sociale. 

L’esperienza personale di sviluppo della passione alla lettura, mi ha chiarito, prima ancora di diventare insegnante, che a leggere si impara da piccolissimi. Serve la lettura dei genitori, in famiglia. Favole e fiabe nella preziosa intimità della buonanotte. Dopo, però, è la scuola che deve occuparsi dell’educazione alla lettura, che è un impegno enorme per gli insegnanti e non deve mai essere disatteso, ma avere una continuità in tutti gli ordini di scuola, come era un tempo. Tutti i miei insegnanti si sono preoccupati di farmi leggere e di indirizzarmi verso letture specifiche, a seconda dell’età. Ora, pochi danno importanza a questo lavoro. Il tempo non c’è e per fare un buon lavoro ne occorre tanto. Manca, inoltre, molto spesso, negli insegnanti, una formazione forte nella didattica della lettura e nell’orientamento alla lettura, che sono due cose diverse. Sui social non è raro imbattersi in colleghi che chiedono suggerimenti per i consigli di lettura. Non sapere che testi consigliare alla propria classe, a me sembra allarmante e credo evidenzi una scarsa abitudine, degli insegnanti stessi, alla lettura, un occhio poco esperto e anche la mancanza di attenzione verso l’editoria dedicata ai più giovani, che è un mondo a sé, oggi in accelerazione, influenzato dai booktoker che, dai social, indirizzano scelte e gusti dei giovanissimi, dalle fiction, dal fenomeno delle piattaforme di scrittura creativa dominate dalle fanfiction e dove nascono storie che infiammano i cuori degli adolescenti, su cui si sofferma l’occhio delle case editrici più accorte, che attirano i nuovi autori e che, poi, fanno schizzare ai vertici delle classifiche di vendita libri come Fabbricante di lacrime di Erin Doom, autrice giovanissima e già a quota tre pubblicazioni con Magazzini Salani, che ha mosso i primi passi su Wattpad. 

Si può discutere sulla qualità della proposta editoriale, ma un insegnante furbo non si fa prendere da svenimento, coglie la palla al balzo, intavola una conversazione in classe sul libro incriminato, cerca di capire quanti cuori ha conquistato e poi, da Erin Doom, veleggia abile e sicuro verso Alessandro D’Avenia, suggerisce con nonchalance Andrea De Carlo, poi la stessa Tamaro, si concede un’incursione persino su Fabio Volo. Ma poi, nel tempo, approda con maestria alle spiagge sicure di Verga, Calvino, Moravia (così, magari, i maturandi sanno anche cosa scrivere sul tema), Pavese e, addirittura, Manzoni! Invece gli insegnanti prendono ancora granchi clamorosi, come chi suggerisce, in prima liceo, di leggere Il nome della rosa… 

Credo, comunque, che l’allontanamento dalla lettura nasca davvero molto presto e sia, principalmente, di natura tecnica. La passione viene spenta sul nascere da errori che sono alla base di tutto. I bambini, alla scuola primaria, imparano a leggere correttamente tardi. Troppo tardi. La lettura stentata si trascina fino alla terza, quarta classe. Nel gorgo di proposte didattiche, imput e attività in cui affoga la scuola fin dalle prime classi, la cura per l’esercizio della lettura passa subito in secondo piano. Una volta acquisita, a livello tecnico, l’abilità di lettura, si passa ad altro. È finito, da parecchio, il tempo in cui la maestra assegnava la paginetta di lettura quotidiana e poi ascoltava la lettura di tutti i bambini, a voce alta, curando fluidità, lettura espressiva e lavorando sul lessico. L’assenza di questa attività giornaliera, estesa a tutti e cinque gli anni di primaria, pesa enormemente. Se non leggo bene (e a leggere in modo fluido si deve imparare, tassativamente, entro il primo biennio della primaria, dopo diventa tutto più complicato) e leggere diventa un impegno pesante come un macigno, non leggerò mai per il piacere di farlo! Dire ai genitori: “Lo faccia leggere”, è una cosa ridicola. Dire ai bambini: “Invece di giocare con la play, leggete!” è altrettanto ridicolo. Eppure, in molti casi, questa è l'”educazione alla lettura” proposta a scuola! Se non ci si sporca le mani e a lungo, bambini e ragazzi non leggeranno. 

Non va tralasciato un altro tassello, utile a comprendere come si spengano gli entusiasmi di piccoli e grandi verso la lettura: i libri di testo. I libri di lettura proposti negli ultimi anni, sempre più massicci, corposi e corredati da infiniti e dispersivi fascicoli, presentano una qualità delle letture assolutamente scadente per autori, tematiche e immagini. Non dimentichiamo che il libro di testo della primaria è il primo incontro del bambino con la lettura. Se fallisce il primo, timido contatto, l’amore non nasce. Ho un desiderio, che si rinnova ad ogni passaggio per la scelta dei libri di testo: incontrare un po’ di autori dei pretenziosi “sussidiari dei linguaggi” da sola, in una stanza, a porta chiusa… e insultarli come non ci fosse un domani!! Già le antologie sono limitate e limitanti. Però si potrebbe cercare di fare un buon lavoro. Invece no! Dai libri di testo della primaria sono scomparsi gli autori italiani. Resistono Rodari e Piumini, di rado Argilli, sempre più tagliuzzati. Per la poesia non andiamo oltre il pur bravo Bruno Tognolini della, ormai datata, Melevisione e gli Haiku giapponesi. A me fa male agli occhi vedere sui libri di testo solo autori stranieri (e leggere traduzioni non è come leggere l’originale) e brani estrapolati malamente dai testi completi. Il tutto proposto non per argomento, come era un tempo, ma per tipologia testuale. Come se, a un bambino di otto, nove anni, potesse vagamente interessare distinguere un testo narrativo da uno argomentativo. Come se la primaria fosse il tempo per questi distinguo! Le lezioni di italiano, così, diventano barbose e insignificanti e il ragazzino finisce per guardare fuori dalla finestra ragionando su come trovare il Legacy Dungeon del Castello Grantempesta di Elden Ring. Siamo alla follia e gli insegnanti, soprattutto i più giovani, sono presi dall’esaurire tutte le tipologie testuali entro il mese di marzo (“Oddio, non ho ancora affrontato il testo informativo!”), piuttosto che dal proporre testi significativi legati al vissuto dei bambini e questo è un altro problema enorme e immensamente sottovalutato

Infine, un’ultima questione contribuisce a portare la voglia di leggere di bambini e ragazzi sotto i piedi: gli insegnanti non leggono a voce alta. Gli insegnanti, di tutti gli ordini, dovrebbero imparare la lettura teatrale. La proposta di ascolto delle storie da parte di maestri e professori, è determinante per far scattare la passione per la lettura. Tutti i miei insegnanti leggevano a scuola per noi: dalla maestra delle elementari, al professore del liceo. Attività, attualmente quasi del tutto abbandonata. Io leggo ai miei bambini di scuola primaria. Tantissimo. Da quando ancora non sanno leggere, dal primo giorno. Il potere di questa attività è enormemente sottovalutato. Prendiamo un libro in mano, mettiamo una sedia davanti ai banchi e avviamo la liturgia. Se ogni tanto ci alziamo, giriamo per la classe lentamente, accompagnando la lettura con gesti, suoni, mimando con le mani un’onda del mare, un saluto marziale, o con la bocca il soffio del vento, sentiremo distintamente il respiro trattenuto di tutto quell’uditorio attento. Mai leggere dalla cattedra! L’insegnante-lettore entra in un’altra dimensione. Diventa un aedo nella piazza e il pubblico si prepara ad ascoltarlo. I riti sono importanti. I più piccoli si immobilizzano all’istante. Proveremo il brivido di cinquanta piccoli occhi puntati verso di noi all’unisono. Senza distrazioni, senza guardare fuori dalla finestra, senza chiedere di andare al bagno o quanto manca al suono della campanella. Anche quando mi capitano supplenze in classi sconosciute, vedo il potere immenso della lettura esperta di un adulto, sui ragazzi. Ipnotizzati! Nel corso dei cinque anni, ai miei alunni leggo di tutto: poesie, storie, filastrocche, articoli di cronaca. Tantissima mitologia, che li appassiona oltre ogni aspettativa, episodi dei grandi poemi classici, ché Omero sapeva il fatto suo! 

Ovviamente, questo lavoro di educazione alla lettura non si improvvisa, ma prevede, anche, che si conosca molto bene l’editoria per ragazzi, le proposte classiche, quelle più recenti, ci si aggiorni continuamente e che noi stessi leggiamo, per primi, i libri che intendiamo suggerire. Dalla seconda, propongo la biblioteca di classe, sempre coinvolgendo i genitori, che sono entusiasti e regalano volentieri libri alla classe, perché vedono subito i risultati. Dalla classe terza i bambini imparano a compilare una semplice “scheda libro”, che offre l’occasione di approfondire gli aspetti tecnici: casa editrice, illustrazioni, sinossi, genere del libro. Diventare lettori esperti passa anche per l’apprendimento dell’analisi delle caratteristiche dell’oggetto-libro.  Le esperienze virtuose dei vari “progetti lettura” di anni passati, ora non più in voga, gli innumerevoli corsi frequentati, molti tenuti da scrittori per ragazzi, bibliotecari, librai, mi hanno avvicinato alle tecniche con cui portare avanti il lavoro sulla lettura. I risultati sono, invariabilmente, positivi, perché sapere come e con quali tempi e proposte gestire il percorso di lettura, garantisce il successo dell’impresa. Consegno alla scuola media dei lettori forti ed esperti, selettivi e appassionati, sperando che il lavoro prosegua. Le conoscenze che molti insegnanti di lungo corso possiedono, frutto di studio ed esperienza, andrebbero assolutamente trasmesse ai tirocinanti di Scienze della formazione primaria e ai colleghi più giovani dei vari ordini scolastici. Chi ha acquisito delle tecniche efficaci e dispone di conoscenze, credo debba farsi carico di farle circolare nella scuola, perché non vadano perdute e perché la scuola sia in grado di dare una risposta pronta ed efficace a chi vuole insegnarci il mestiere da un post o da un articolo di giornale.

3 pensieri riguardo “Insegnare a leggere dalla scuola primaria

  1. Sono felice di avervi scoperto e questo articolo dice perfettamente ciò che io (insegnante di scuola primaria) faccio da sempre. Vado in libreria, mi aggiorno, leggo per me e poi leggo per loro in quello che chiamiamo CERCHIO MAGICO DELLE STORIE. Leggo gratis e loro corrono il libreria. Uso poco il libro (i libri) in dotazione e quasi sempre è dal libro che leggo per loro e che poi leggiamo insieme che imparano tutto (comprensione, lessico, struttura, grammatica, produzione). Grazie per avere detto così bene ciò penso da sempre.

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