
La scuola dovrebbe essere un luogo frequentato con un “ragionevole piacere” sia dagli studenti che dagli insegnanti.
Al netto delle inevitabili difficoltà e frustrazioni che gli esseri umani vivono ovunque, cos’è che può rovinare questo piacere? Provo a stilare un breve elenco, naturalmente personale e provvisorio:
- l’idea che gli insegnanti non debbano più insegnare (vedi le stupidaggini sulla “didattica trasmissiva” ecc.);
- il demenziale groviglio burocratico e affaristico, privo di ogni carattere culturale, che è diventato il sistema di assunzione dei nuovi insegnanti;
- l’affollamento di impegni che non lasciano agli studenti il tempo di pensare e di apprezzare quello che si fa;
- l’idea che le conoscenze non possano essere di per sé interessanti per persone in crescita naturalmente portate alla scoperta della realtà e di se stesse;
- l’idea che la scuola non debba dare delle regole sensate e farle rispettare;
- il considerare gli studenti come un fastidio;
- l’idea che quella tra studenti e insegnanti sia una guerra anziché una relazione;
- le rigidità inutili;
- i voti assegnati senza alcun tatto pedagogico, così come l’abolizione facilona e confusiva dei voti;
- dimenticarsi che le persone in crescita sono diverse dagli adulti e hanno altri bisogni;
- le incombenze che servono solo a mantenere in vita apparati burocratici “che dopo ‘l pasto han più fame che pria” e distolgono gran parte delle energie degli insegnanti dalle vere finalità del loro lavoro;
- la digitalizzazione fine a se stessa e le metodologie astratte che, insieme alla burocrazia, allontanano dal corpo a corpo dei rapporti umani e dalla realtà del sapere.
Continua…
