Disorientamenti

È preoccupante il livello di confusione più o meno indotta che circola attorno ai discorsi sull’ “orientamento” (come a tutto ciò che riguarda la scuola, d’altra parte, specie da quando è diventata terreno di conquista di interessi privati). Si dice, da parte di persone poco consapevoli oppure in malafede, che giocano sull’equivoco: “Beh, l’orientamento è indispensabile. Non vogliamo spiegare agli studenti delle scuole medie come funzionano i vari indirizzi delle scuole superiori? E vogliamo che i ragazzi più grandi non abbiano idea di cosa li attende nel mondo del lavoro, o all’università?”.

Ecco, c’è qui uno slittamento semantico su cui nessuno sembra avere interesse a fare chiarezza. L’ “orientamento” di cui si parla oggi è tutt’altra cosa rispetto a ciò che abbiamo inteso finora, ad esempio dare informazioni sulle scuole superiori o far prendere contatto ai giovani con il mondo del lavoro: significa utilizzare la didattica, sin dai primissimi anni di scuola, per indirizzare gli interessi e il futuro di bambini e adolescenti in una direzione decisa a priori, magari rispondente a presunte esigenze dei “territori”; significa limitare precocemente il campo delle conoscenze degli studenti e tentare di farne da subito ciò che si vuole fare di loro, o che si presume DEBBA essere più adatto a loro, in un’ottica privatistica che esclude tutto ciò che non è considerato utile allo scopo.

Questo approccio – nel caso prevalesse – tradirebbe il ruolo e il senso della scuola pubblica, che attraverso la relazione educativa apre o dovrebbe aprire per tutti gli studenti spazi ampi, a trecentosessanta gradi, di istruzione, di conoscenza, di cultura; un’istruzione e una conoscenza della realtà per via culturale a cui i giovanissimi, lasciati a se stessi, non potrebbero mai avere accesso.

Senza questa istruzione e senza un rapporto profondo con il sapere, agli studenti si preclude precocemente una crescita integrale come esseri umani, insieme alla possibilità di scegliere davvero e di avere un futuro non determinato a priori, a prescindere dalle condizioni socio-economiche di partenza.

Si pensi d’altro canto a ciò che accadrà con la “riforma” e la quadriennalizzazione degli istituti tecnici: a chi sceglie questo indirizzo di studi – con una scelta fatta a quattordici anni, quando la personalità è ancora in piena formazione – sarà precluso l’accesso all’università e diventerà se mai obbligato lo sbocco verso gli “ITS”, profondamente condizionati da interessi privati.

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L’ “orientamento narrativo”

Conoscere se stessi attraverso la letteratura è qualcosa che è sempre avvenuto: si scrivono e si leggono poesie, romanzi, racconti e altro proprio per le possibilità di rispecchiamento e di risonanza interiore che essi offrono.

È fondamentale mettere le persone in crescita in contatto con le storie, le idee, le parole, le immagini, le emozioni, i sentimenti della letteratura, e fare in modo che vi si appassionino attraverso il lavoro dell’interpretazione; questo perché nella ricchezza della letteratura, nel suo spessore esistenziale e storico, gli studenti possano trovare liberamente quello di cui hanno bisogno per comprendere meglio se stessi e la realtà.

Altra cosa è pensare di poter “orientare” gli studenti attraverso le storie per portarli dove vogliamo in termini di “competenze non cognitive” o “life skills” e imporre le esigenze del mondo adulto (oggi soprattutto quelle molto presunte del “mercato del lavoro”) sulla lenta emersione della personalità e delle scelte. È questo che non va in tutto il discorso dell’ “orientamento”, portato avanti tra l’altro da persone che non sanno nulla di psicologia dell’età evolutiva. Proporre in modo adeguato all’età e alla situazione educativa delle conoscenze e dei contenuti culturali ricchi e significativi e far vivere relazioni tra insegnanti e studenti e tra pari basate sul rispetto, l’attenzione per l’altro e l’affetto: questo è il compito della scuola, e su questa base gli studenti verranno aiutati a crescere e impareranno a orientarsi da sé. Altrimenti rischiamo di trasformarci da insegnanti in apprendisti stregoni, che fanno un lavoro per cui non hanno una preparazione adeguata e giocano a fare i demiurghi sulla personalità degli studenti.

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Ancora sull’orientamento narrativo

Incredibile: a quasi tremila anni di distanza da Omero qualche genio ha scoperto che le storie “orientano”. Maddai! Chi l’avrebbe mai detto?

Oggi però si pone un dilemma anch’esso non nuovo, ma urgente: gli insegnanti devono impegnarsi a proporre un ventaglio di storie il più ampio e diversificato possibile, scelte in base alle loro qualità letterarie e al loro spessore esistenziale, perché ogni studente possa trovarvi liberamente qualcosa che risponda a sue profonde esigenze interiori, in termini di rispecchiamento e di attribuzione di senso al proprio vissuto (cosa che accade, appunto, da diversi millenni); oppure gli insegnanti diventano “orientatori” e usano le storie per “orientare” direttamente gli studenti, per indirizzarne le scelte future e per “costruire personalità”, come dei novelli Frankenstein?

In questo secondo caso, il modello ideale dell’ “orientatore” potrebbe essere il padre di Gertrude ne I promessi sposi (forse l’odio verso questo romanzo non deriva dal fatto che sia “vecchio”, ma dalla sua capacità di svelare tante dinamiche del potere pubbliche e private): alla bambina destinata alla monacazione vengono regalate bambole vestite da suora e raccontate solo storie di sante, in modo che una scelta obbligata sembri formarsi da sé.

E come verrà narrativamente orientato un ragazzino predestinato a fare il rider? Si accettano suggerimenti.

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Sull’argomento vedi anche https://laletteraturaenoi.it/2023/10/09/lorientamento-nella-scuola-delle-competenze/

3 pensieri riguardo “Disorientamenti

  1. Sono completamente d’accordo: insegnare non è indottrinare. Il padre di Gertrude è l’esatto opposto di un vero educatore, perché è un manipolatore, un plagiatore. Temo che questo vogliano i pedagogisti di stato pilotati dai soliti poteri… Mi permetto in proposito di segnalare anche un mio recente post piuttosto tranchant : https://paolomazzocchini.wordpress.com/2023/11/18/murtaugh-e-la-didattica-orientativa/

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