di Maurizio Di Bella, Luca Malgioglio
Nella confusione del panorama educativo contemporaneo, ci troviamo spesso di fronte a una pratica estremamente discutibile: il cannibalismo culturale. Si tratta di un fenomeno per cui influencer a vario titolo chiamati a esprimersi sulla scuola – pedagogisti pseudo-progressisti, cantanti, manager, fattucchiere, ciarlatani – si appropriano di grandi figure di educatori del passato, come Montessori, Manzi, Milani, e ne riducono il pensiero complesso a una mera parodia dei loro ideali manipolandone le voci potenti e silenziose.
Maria Montessori, Don Lorenzo Milani, Alberto Manzi: giganti del pensiero educativo del loro tempo, ancor oggi attuali, che hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’istruzione italiana e non soltanto italiana. La distorta reinterpretazione odierna dei loro insegnamenti avviene per lo più senza alcun riferimento al contesto storico in cui sono stati formulati e che naturalmente ne ha guidato l’istinto pedagogico; lo scopo è sempre quello di utilizzarne il pensiero per avallare l’ultima o penultima “riforma” ideata dai burocrati ministeriali, nell’ottica di un progressivo smantellamento per svuotamento dell’istruzione pubblica e del suo asservimento a interessi privati: l’esito opposto, a ben vedere, rispetto a quello verso cui tendevano i grandi innovatori che mai si sarebbero augurati di avere degli imitatori di scarsissimo livello culturale legati professionalmente ad associazioni e realtà padronali, che piegano qualunque discorso pedagogico a una precisa ideologia economicistica (ne è spia un linguaggio fatto di “competenze”, “crediti”, “debiti”, “livelli”, “capitale umano”…).
Basti pensare a come la volontà di Don Milani di utilizzare la cultura per permettere agli ultimissimi di partecipare attivamente alla vita politica e di contribuire a cambiare la realtà sia diventata, nell’ottica “riformista”, addestramento a poche competenze preferibilmente “non cognitive” necessarie a inserire degli utenti, dei consumatori e degli esecutori in un ingranaggio socio-economico che si presume dato e immodificabile.
Questa gravissima distorsione del grande patrimonio educativo del nostro Paese – che viene tecnicizzato, standardizzato e strumentalizzato con spericolati anacronismi per assecondare le peggiori tendenze del presente – rischia di produrre un’analoga distorsione nello sviluppo e nella crescita umana e culturale dei giovanissimi.
L’invito è quello a una riflessione critica sul modo in cui le figure del passato vengono trattate e reinterpretate nel presente; una riflessione che torni alle radici del pensiero educativo e tuteli il futuro delle nuove generazioni.
Il cannibalismo culturale dei grandi educatori del passato è frutto della semplificazione e della chiacchiera degli pseudo pedagoghi che ammansiscono un sapere funzionale solo alla visione aziendalistica, che sta distruggendo la scuola
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Cos’altro aggiungere Mauro? Grazie per il tuo contributo.
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Certi pseudopedagoghi hanno contribuito all’attuale disastro educativo nella scuola con le loro teorie sterili e vuote, ma funzionali a una visione aziendalistica.
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