Lo stato della scuola

di Martin Venator

La scuola sta cambiando. E non è un bene.
Non ci vogliono più pensanti, ma pronti. Non più liberi, ma flessibili. Non più curiosi, ma produttivi. La scuola è stata invasa dal linguaggio dell’impresa, dal mito del merito, dalla logica del profitto. Ci dicono che serve prepararci al futuro, ma non è vero: ci stanno abituando ad accettare un presente ingiusto.
Questa scuola non è neutrale. È un laboratorio politico. E noi abbiamo il diritto e il dovere di rifiutarla.

COSA STA SUCCEDENDO NELLA SCUOLA?
Negli ultimi anni, la scuola pubblica è cambiata radicalmente. Non più un luogo di sapere, confronto, crescita critica, ma una fabbrica di competenze, un’anticamera del lavoro precario, un parco giochi per progetti inutili. Il tutto condito dal linguaggio aziendalista: produttività, orientamento, performance, flessibilità.
Ma chi ci guadagna? Non gli studenti. Non chi insegna. Ci guadagna il mercato.
Ecco le pratiche che ci stanno rubando la scuola e perché dobbiamo rifiutarle.

NO PCTO (ex alternanza scuola-lavoro)
Ci mandano a “fare esperienza” lavorando gratis. Spesso in aziende che non ci insegnano nulla, solo a ubbidire. Un’educazione allo sfruttamento, normalizzata come “formazione”. C’è chi ha fatto la hostess, chi il cameriere, chi ha riordinato magazzini. Zero collegamento con lo studio, massima resa per chi ti usa come manodopera gratuita.
La scuola non è una palestra per il precariato.

NO INVALSI
Test standardizzati a crocette per “misurare” studenti e scuole. Non valutano davvero quanto sai o quanto cresci, ma quanto ti adegui al formato. Servono solo a creare classifiche e pressione. Prepararti agli INVALSI è tempo perso, utile solo a chi trasforma la scuola in un’azienda da monitorare.
Non siamo numeri. La scuola non è una gara.

NO DIDATTICA ORIENTATIVA
Ti chiedono fin da giovanissimo cosa “vuoi fare nella vita”. Ma è una trappola: vogliono spingerti verso i bisogni del mercato, non verso i tuoi desideri veri. I test attitudinali, i bilanci delle competenze, i colloqui personalizzati non sono lì per ascoltarti, ma per incasellarti in una funzione produttiva.
Non siamo capitali umani da orientare.

NO PRESIDE-MANAGER
Il dirigente scolastico è sempre più un amministratore d’azienda. Decide tutto, accentra il potere, valuta i docenti come fossero dipendenti. I Consigli d’Istituto diventano strumenti di controllo, non di democrazia.
Vogliamo comunità educanti, non gerarchie aziendali.

NO COMPETENZE > CONOSCENZE
Ci insegnano a “fare” piuttosto che a “capire”. Le competenze sono utili al lavoro. Le conoscenze servono a pensare. Il linguaggio tecnico nasconde l’impoverimento del sapere: mappe, rubriche, schede, obiettivi… tutto meno che cultura.
Vogliamo sapere, non addestramento.

NO CLASSIFICHE DELLE SCUOLE
La scuola pubblica viene trattata come una gara. Chi prende più punti, chi si fa pubblicità, chi “vende meglio” il proprio istituto. I ranking mettono le scuole l’una contro l’altra, distruggendo l’idea di uguaglianza educativa.
La scuola è un diritto, non un prodotto.

NO STAGE GRATIS
Mandati fuori classe a “imparare”, spesso si lavora senza tutele, senza salario, senza senso. Una normalizzazione dello sfruttamento minorile, che ti abitua a pensare che lavorare senza essere pagati sia normale.
Chi lavora deve essere pagato. Sempre.

NO SOFT SKILLS OBBLIGATORIE
Ci valutano su quanto siamo flessibili, motivati, comunicativi. Come se fosse colpa nostra se il mondo è sbagliato. Le “competenze trasversali” sono lo strumento per selezionare chi si adatta, non chi cambia le cose.
La nostra personalità non è una competenza.

NO EDUCAZIONE FINANZIARIA NEOLIBERALE
Banche e aziende entrano a scuola per insegnarci a “gestire il denaro”. Ma non spiegano lo sfruttamento, le diseguaglianze, il debito. Solo come adattarci al sistema. Così impari a colpevolizzarti se sei povero, invece di capire perché.
Non vogliamo imparare ad obbedire, ma a capire.

NO TUTOR E PROGETTIFICIO
Docenti tutor, mille progetti, sportelli, attività pomeridiane, open day, corsi PNRR… tutto per nascondere che la lezione in classe sta scomparendo. Meno tempo per studiare, più tempo per “attività” inutili. L’insegnamento si svuota.
Vogliamo tempo per studiare, pensare, vivere.

NO EDUCAZIONE ALL’IMPRENDITORIALITÀ
Ci spingono a “diventare imprenditori di noi stessi”. Ma non è libertà: è precarietà, responsabilità individuale per fallimenti sistemici. L’autoimpresa come alternativa alla giustizia sociale.
Non siamo start-up. Siamo persone.

NO SCUOLA-VETRINA
Open day, marketing scolastico, brandizzazione degli istituti. Siamo trattati come clienti, non come studenti. La scuola diventa immagine, non sostanza.
Non vogliamo essere venduti. Vogliamo imparare.

COSA VOGLIAMO?
Una scuola che insegni a capire il mondo, non ad adattarvisi. Che dia strumenti critici, cultura profonda, tempo, umanità. Non competenze per un futuro che non ci appartiene.
Riprendiamoci la scuola. Blocchiamo la sua aziendalizzazione. Disobbediamo. Organizziamoci.

COSA POSSIAMO FARE?

  • Organizzare assemblee, dibattiti, volantinaggi.
  • Rifiutare PCTO inutili o sfruttanti.
  • Contestare test INVALSI e valutazioni a griglia.
  • Denunciare l’ingresso delle aziende nelle scuole.
  • Promuovere cultura vera: libri, musica, arte, filosofia.
  • Creare spazi di studio e confronto orizzontali.
    La scuola non si cambia da sola. Si cambia insieme.

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