
Mi chiedo da quanto tempo l’autore dell’articolo qui riportato, docente, dirigente scolastico a riposo e formatore, non veda un ragazzino in carne e ossa. E chissà cosa sa della realtà dei nostri studenti, del drammatico analfabetismo che si diffonde tra loro a macchia d’olio, della grandissima difficoltà a comprendere un testo scritto, della loro incapacità di organizzare un discorso sintatticamente coerente (fenomeno che d’altra parte riguarda anche alcuni adulti), della povertà linguistica, culturale, immaginativa cui sembrano condannati. No, l’urgenza che il formatore Fioravanti sente è quella di attaccare a testa bassa il nostro ‘manifesto’, evidentemente troppo lontano – nel suo semplice buon senso, che vorrebbe che la scuola tornasse a istruire e a educare davvero – dall’ideologia che Fioravanti sembra rappresentare, quella che vorremmo chiamare “ideologia del metodo senza contenuti” o “scatola vuota”.
Bisogna essere molto condizionati da questa vecchia ideologia, che ha prodotto soprattutto soddisfacenti carriere e purtroppo ben pochi risultati nelle scuole, e che pure riesce sempre a indossare panni nuovisti, per non accorgersi di come la centralità dell’ora di lezione non sia in nessun modo in opposizione con la centralità degli studenti, nel loro diritto a imparare, anzi. Il dogma che vuole in opposizione centralità degli studenti e centralità dei contenuti, sconcertante banalità e luogo comune per troppo tempo non sottoposto in certi ambienti a nessun vaglio critico, è quello per cui gli studenti non potrebbero trovare la propria modalità di apprendimento di fronte all’insegnante che, somma malvagità, “spiega”; o meglio, nella rappresentazione caricaturale che ne dà Fioravanti, “dispensa sapere” – chissà perché – “in pillole” e naturalmente “ex cathedra”. Come se dare centralità agli studenti significasse smettere di insegnare loro qualunque cosa, in attesa che si manifestino magicamente degli apprendimenti spontanei (o meglio, per sottrarre gli studenti ai condizionamenti dei malvagi insegnanti che vorrebbero addirittura insegnargli qualcosa, li si lascia agli ottimi, disinteressati e fruttuosi insegnamenti di ciò che li circonda); come se l’apprendimento non fosse il frutto di una relazione basata sulla parola e su un continuo dialogo tra insegnanti e persone in crescita, che si realizza per il tramite dei contenuti culturali; come se il saperne di più (ma non “sapere tutto”: e qui si aprono spazi sconfinati di elaborazione comune e di rielaborazione e ricerca personale da parte degli studenti) e avere qualcosa da insegnare fosse una colpa degli insegnanti anziché il cuore dell’insegnamento.
Fioravanti sembra pensare che per “dare centralità agli studenti” basti continuare a ripetere i decrepiti luoghi comuni del didattichese, oggi conditi in salsa tecnologica, invece di occuparsi degli studenti stessi in carne e ossa e di ciò che vale la pena di insegnare loro, e non si accorge che il problema è proprio questo: aver sostituito l’insegnamento con una para-riflessione sull’insegnamento ormai sclerotizzata, sempre più astratta e fine a se stessa (quella che l’autore di questo articolo considera storia della pedagogia, in realtà le proprie conoscenze, le proprie idee e i propri pregiudizi). E poi, pensa che debbano andare in analisi (come se andarci fosse una punizione, e non un atto di intelligenza) gli estensori di un ‘manifesto’ che in realtà è già impregnato di pensiero psicoanalitico; d’altra parte il livello di conoscenza della psicoanalisi è testimoniato dall’espressione “epigoni del dottor Freud” che Fioravanti utilizza per definire gli psicoanalisti.
Insomma: come mai quando ci danno dei vecchi si sente sempre questo odore di naftalina?
https://istruireilfuturo.com/2021/05/29/vintage-school-intellettuali-e-nuova-scuola/
https://nostrascuola186054220.wordpress.com/2021/03/20/manifesto-per-la-nuova-scuola/
Sottoscrivo ogni parola. C’è un terzo incomodo da tempo tra insegnanti e allievi e sono questi pseudo-pedagogisti al soldo del ministero e di mille altri interessi che premono per avere la scuola a propria immagine e convenienza. Basterebbe fare un sondaggio serio tra gli studenti delle superiori per scoprire che sono molto più d’accordo con quello che si sostiene in questo blog che con il tecno-populismo pedagogico di questi signori…
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Che poi i veri pedagogisti inorridiscono di fronte alla scomposizione dell’essere umano in “competenze”…
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