
Qualche precisazione sugli intenti del gruppo La nostra scuola e dell’associazione Agorà 33.
La nostra idea è questa: per opporsi a uno smantellamento della scuola che ha motivazioni esclusivamente economiche e politiche (anche se travestite da motivazioni didattiche ed educative) e alle mistificazioni confusive alimentate ad arte nel dibattito pubblico, bisogna avere ben chiaro cos’è la scuola, quali siano i suoi autentici scopi – primo tra tutti l’emancipazione delle future generazioni attraverso l’istruzione – e in che modo essa li porti avanti, e cioè attraverso la forza vivificante dei contenuti culturali (gli unici capaci di restituire spessore e possibilità di interpretazione all’esperienza del presente) e a una relazione scolastica intergenerazionale fatta di attenzione, ascolto e vicinanza da parte degli adulti, di cui i giovanissimi, nella loro crescente solitudine, in un una società che non offre loro nessuna possibilità di futuro, hanno sempre più bisogno. La forza degli insegnanti e la riserva di senso a loro disposizione, che li sottrae a un destino di burocrati passivi e ubbidienti, sta in un duplice rapporto (secondo la felice definizione di Davide Viero): quello con il sapere e quello con i propri studenti; un duplice rapporto capace di creare un prezioso circolo virtuoso tra relazione e cultura. Non a caso, le tendenze “innovatrici” in atto puntano proprio a recidere questi legami, tra scuola e conoscenza da un lato (ormai si parla esplicitamente di addestramento alle “competenze non cognitive”), tra insegnanti e studenti dall’altro, con il proposito di sostituire la relazione educativa, basata sulla parola, con colate di burocrazia spersonalizzata e con “pacchetti” didattici preconfezionati, rispetto ai quali gli insegnanti sarebbero dei semplici “facilitatori”. Smascherare il senso di queste operazioni e ripristinare un’idea autentica di scuola è ciò che ci proponiamo di fare, sulla base dell’esperienza degli insegnanti, delle riflessioni e delle analisi delle persone di cultura (a fronte di un dibattito che sembra spingere al non-pensiero, in un efficientismo privo di senso e direzione ma non di risorse economiche da spartire), delle conoscenze offerte dagli esperti dell’età evolutiva.
Al centro del nostro discorso, in ogni caso, non ci sono gli insegnanti ma le future generazioni e la possibilità di dare vita a una società più umana e vivibile, attraverso l’istruzione, la conoscenza, l’educazione. Proprio per questo, non ci proponiamo di essere un sindacato, che porti avanti singole istanze – per quanto giuste – della classe docente, al di fuori di quelle legate al significato profondo della scuola; né vogliamo essere una forza politica: al sindacato e ai decisori politici, di una politica scolastica sempre più cieca e insensata, semmai, intendiamo fornire idee e sollecitazioni che vengano dall’interno del mondo della scuola, da chi ne ha comprese le finalità e conosce le caratteristiche e i bisogni delle persone che sono il fine ultimo del lavoro degli insegnanti, cioè gli studenti. Ci proponiamo inoltre di smascherare le falsità e le mistificazioni introdotte a forza nel dibattito pubblico sulla scuola, e di combattere contro il suo smantellamento attraverso un’informazione approfondita e capillare, presso l’opinione pubblica, famiglie comprese, su ciò che i progetti ‘politici’ in atto vogliono fare del sistema istruzione.
Io sono perfettamente d’accordo con tutto ciò che dite! Porto avanti nella mia scuola (un professionale) questi discorsi ma vengo accusata di incompetenza e di essere attaccata ad un vecchio metodo di insegnamento che fa solo del male agli alunni. I miei colleghi parlano di Uda ma non sanno neanche farne una scopiazzano a destra e a manca! Io rivoglio la scuola delle conoscenze
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Grazie, un abbraccio. Insistiamo: le mode dettate dal conformismo hanno sempre vita breve.
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